Biblioteca Tra Due Mari
Comune di Vallefiorita

LIBRI NOVITÀ
In questa sezione trovi le recensioni delle ultime uscite, firmate da Patrizia Fulciniti
Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi Edizioni Laurana
Recensione di Patrizia Fulciniti
Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, edizioni Laurana.
È un libro che ci cattura e rapisce quello di Griffi, probabilmente il più meritevole di vincere lo Strega 2023 (tra quelli da me consultati), che invece non è nemmeno entrato a far parte della cinquina dei finalisti. Per i valutatori l’occasione mancata di mostrare al pubblico italiano dei lettori il coraggio di scelte non scontate, non orientate dalle mode e dall’emotività ma da un’analisi puntuale dei contenuti, dello stile, del linguaggio.
Un libro per il quale anche noi, come l’autore, ringraziamo i Dpcm 2020-21 che – grazie all’imposto lockdown - gli hanno permesso di scriverlo. I luoghi in cui si svolge la vicenda narrata sono Asti e i luoghi intorno, le colline astigiane, il Cimitero di San Rocco, Roccabianca. Ma non è vero che il Messico non c’entra niente, come si legge in qualche recensione.
Tra i luoghi dell’azione-narrazione troviamo oltre a luoghi italiani e tedeschi, anche toponimi sudamericani alcuni veri altri fantastici: Città del Messico, Ocotlàn, Santa Brigida de la Cienàga, Saucillo de Guadalupe La richiesta di disegnare una mappa delle ferrovie del Messico è un ordine della massima urgenza di Hitler venuto a sapere che in una cittadina sperduta del Messico esiste un’arma decisiva. La catena di comando è una sorta di telegrafo senza fili che trasforma la necessità militare nel desiderio balzano di un gerarca di decorare il proprio salone prima di ritornare a essere ordine di massima urgenza. La storia guida si sviluppa in pochi giorni del febbraio 1944.
Protagonista Francesco Magetti detto Cesco, tormentato dal mal di denti che la curandera non può sconfiggere perché lui non conosce il male (nonostante sia un milite della guardia nazionale repubblicana). Il romanzo procede tra dialoghi, periodi di ampio respiro, narrazioni che si avvalgono di un linguaggio colto e raffinato con pagine in cui viene utilizzato un registro popolare, il linguaggio della malavita (zerga), termini piemontesi e pagine fiabesche surreali. Nei diversi capitoli si alternano diverse voci narranti con narratore interno o esterno: pagine di diario, testimonianze rilasciate alla gestapo e infinite narrazioni: di Gustavo, di Cesco, di Anna (la governante di Tilde), di Mec e di Angelo, becchini nel cimitero di San Rocco, Si narra per il gusto di narrare, ma anche per rispondere a una necessità, a una fame di storie ben sintetizzata in un passaggio dall’apertura epica che mi piace leggere ad alta voce e comincia con “O narrami ancora…” (296-299).
Un libro che ci spinge a indagare, a conoscere, a sognare, a sperare, finito il quale ci si sente più ricchi, più appagati ma, come lettori, con la vertigine del dopo. Perché ci si domanda quale altra lettura contemporanea potrà reggere il livello. Mi consola il fatto che la pagina posta a inizio/fine della seconda parte alluda a una “seconda stagione”, che forse è già stato scritto.